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L’evoluzione della ZES Ionica e cosa invece cambia con la ZES Unica del Decreto Sud.

Approvato dal Consiglio dei Ministri il 7 settembre 2023, il Decreto Sud modifica radicalmente le Zone Economiche Speciali e la loro gestione.

L’evoluzione della ZES Ionica

L’evoluzione della ZES Ionica è intrinsecamente legata ai vari interventi normativi che l’hanno modellata. In particolare, il decreto-legge n. 91 del 20 giugno 2017 ha dato il via alla creazione delle Zone Economiche Speciali. Successivamente, il DPCM del 25 gennaio 2018 ha fornito una mappa chiara per la loro istituzione e gestione. Tuttavia, è con il Decreto 4 del 2023 che vediamo la vera ambizione di questa iniziativa: l’istituzione della ZES Ionica Unica. Questo decreto, oltre a consolidare le diverse ZES, ha sottolineato l’importanza cruciale dell’Agenzia per la Coesione Territoriale nel garantire che le politiche e gli investimenti siano allineati con le esigenze locali.

Ma cosa ha spinto la nascita della ZES Ionica? Da dove è nata l’esigenza di una zona economica speciale in questa regione? Il Mezzogiorno, nonostante la sua bellezza e le sue risorse, ha affrontato sfide economiche per decenni. L’industrializzazione, che ha portato prosperità in altre parti d’Italia, ha spesso lasciato indietro il Sud. La ZES Ionica è stata vista come una soluzione a queste sfide, una luce all’orizzonte che potrebbe portare investimenti, posti di lavoro e, soprattutto, speranza.

La ZES Ionica, una delle Zone Economiche Speciali (ZES) istituite in Italia, rappresenta una strategia chiave per promuovere la crescita economica e l’innovazione nel Mezzogiorno. Questa ZES, che copre le regioni della Puglia e della Basilicata, ha visto un’evoluzione significativa nel corso degli anni, sostenuta da una serie di interventi normativi e strategie di sviluppo. In questo articolo, esploreremo l’evoluzione della ZES Ionica, analizzando le misure adottate, gli obiettivi raggiunti e le sfide affrontate.

Sviluppo e Principali Interventi


La nascita della ZES Ionica ha radici nel decreto-legge del 20 giugno 2017, n. 91, che ha introdotto disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno. Questo decreto ha gettato le basi per la creazione delle ZES, aree speciali destinate a incentivare gli investimenti e a superare i divari economici delle regioni del Mezzogiorno. L’anno successivo, nel 2018, è stato stabilito un regolamento specifico per l’istituzione delle ZES, definendo la loro struttura e finalità. Con il DPCM del 25 gennaio 2018, è stato approvato il regolamento che istituiva ufficialmente le ZES, definendone la struttura e le finalità. Questo regolamento ha tracciato la roadmap per l’istituzione e la gestione delle ZES, basandosi su principi chiave della normativa europea. Il porto di Taranto, nel corso degli anni, ha assunto un ruolo cruciale come capitale industriale del Mediterraneo, diventando uno snodo fondamentale per la ZES Ionica.

La figura del Commissario Straordinario del Governo per la ZES Ionica Interregionale Puglia-Basilicata viene introdotto dal decreto-legge del 20 giugno 2017 e richiamato nel decreto legge del 6 novembre 2021. Il Commissario, supportato da una struttura composta da 10 persone, ha il compito di sovraintendere e guidare lo sviluppo della ZES.

Il Decreto 4 del 2023 ha poi fornito ulteriori dettagli normativi e amministrativi,  sottolineando l’importanza dell’Agenzia per la Coesione Territoriale. Questa Agenzia ha il compito di supportare e monitorare le attività delle ZES, assicurando che le risorse siano utilizzate in modo efficace.

Visione Strategica e Importanza di Taranto

La visione dietro la ZES Ionica non è solo economica, ma anche strategica. Il porto di Taranto, con la sua posizione geografica privilegiata, è visto come un ponte tra l’Italia e il Mediterraneo. La ZES ha come obiettivo di far diventare Taranto un hub logistico ed economico di riferimento, sfruttando le potenzialità del porto e creando sinergie con le imprese locali. La definizione delle aree geografiche della ZES Ionica, che comprende sia la Puglia che la Basilicata, mira a massimizzare l’impatto economico e a garantire una distribuzione equa delle risorse. Guardando al futuro, la ZES Ionica ha di fronte a sé una serie di sfide e opportunità. Con l’evoluzione costante del panorama economico globale, la ZES deve adattarsi e innovare per rimanere competitiva.

Il Piano Strategico per la ZES Ionica prevede una serie di interventi mirati a migliorare l’accessibilità delle infrastrutture, a promuovere l’innovazione e a sostenere le imprese locali. Uno degli obiettivi chiave è rafforzare il ruolo del porto di Taranto come hub logistico del Mediterraneo. Si prevede un investimento significativo in infrastrutture e tecnologie, con l’obiettivo di trasformare il porto in uno dei più moderni e efficienti d’Europa.

Parallelamente, sono previste iniziative per promuovere la formazione e l’upskilling delle risorse umane locali. L’obiettivo è creare un ambiente favorevole per attirare talenti e competenze, sia a livello nazionale che internazionale. Questo rappresenterà un elemento chiave per garantire la sostenibilità a lungo termine della ZES.

Infine, è previsto un forte impegno nella promozione dell’innovazione e della digitalizzazione. La ZES collaborerà con università, centri di ricerca e startup per sviluppare soluzioni innovative che rispondano alle esigenze delle imprese e della comunità locale. Si prevede la creazione di un polo tecnologico all’avanguardia, con l’obiettivo di posizionare la ZES Ionica come leader nell’innovazione nel Mezzogiorno.

Prospettive future
L’evoluzione della ZES Ionica rappresenta un esempio emblematico di come interventi normativi possano stimolare una crescita significativa in regioni tradizionalmente svantaggiate. La chiave del suo successo futuro risiede nella capacità di mantenere una visione strategica, adattandosi alle sfide emergenti.

Questo implica un investimento sostenibile, la creazione di posti di lavoro, e l’introduzione di innovazioni significative nella regione. La collaborazione tra enti governativi, imprese e comunità locali sarà cruciale per assicurare che la ZES Ionica non solo raggiunga il suo pieno potenziale, ma porti anche benefici duraturi per le regioni della Puglia e della Basilicata. Mentre la ZES Ionica ha già compiuto passi significativi, il suo vero test sarà la capacità di trasformare l’economia del Mezzogiorno in modo sostenibile e a lungo termine.

Come ogni progetto ambizioso, presenta sfide da affrontare. La vera misura del suo successo sarà la capacità di attirare investimenti sostenibili, creare posti di lavoro e portare innovazione nella regione. Sarà essenziale per le parti interessate monitorare attentamente i progressi e adattare la strategia alle esigenze in evoluzione della regione. Alla luce degli sviluppi finora osservati, la ZES Ionica sembra essere sulla giusta strada per realizzare la sua visione, ma solo il tempo dirà se riuscirà a trasformare completamente l’economia del Mezzogiorno.

Decreto Sud del 7 settembre 2023: cosa cambia per le ZES

Il Decreto Sud, approvato dal Consiglio dei Ministri il 7 settembre scorso, ha apportato importanti modifiche al panorama delle Zone Economiche Speciali (ZES). Con questo decreto, il governo ha abolito le otto Zone Economiche Speciali delle regioni del Sud e le ha sostituite con una ZES unica per il Mezzogiorno, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2024. Di conseguenza, le strutture commissariali presenti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Sardegna, Puglia e Sicilia saranno eliminate.

Secondo una nota proveniente da Palazzo Chigi, questa nuova ZES unica sarà soggetta a un sistema di governance rinnovato. In particolare, è prevista l’istituzione di una Cabina di regia presso la presidenza del Consiglio, alla quale saranno delegate funzioni di indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio della ZES unica.

Il Ministro per le Politiche Europee, il Sud e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, dichiarando che “Tutto il Sud Italia diventerà Zona Economica Speciale” e che ciò rappresenta un’opportunità significativa per il Mezzogiorno. Il decreto – aggiunge il Ministro –  trasforma le attuali otto zone economiche speciali in una singola “zona economica speciale unica”,

Il Decreto Sud  è stato concepito considerando che la precedente organizzazione delle ZES, limitata alle aree retroportuali del Meridione, non ha raggiunto completamente gli obiettivi iniziali, ovvero attirare investimenti nelle aree del Mezzogiorno più legate ai flussi commerciali internazionali.

Per quanto riguarda le agevolazioni previste nella ZES unica, una nota di Palazzo Chigi ha confermato e comunicato I due principali benefici. Le aziende già operanti all’interno dell’area e quelle che si insedieranno potranno godere di vantaggi speciali, tra cui un’autorizzazione unica per avviare le attività produttive e un credito d’imposta fino al 2026, nel massimo limite stabilito dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027, per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati alle strutture produttive.

L’autorizzazione unica garantirà procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, accelerando i tempi e semplificando gli adempimenti. Sarà sufficiente ottenere questa autorizzazione unica per iniziare gli investimenti, con un limite di 20 giorni per eventuali richieste di chiarimenti ed integrazioni da parte dello sportello Sud ZES, e un mese di tempo per l’impresa per rispondere. Questi stessi tempi si applicheranno anche alle amministrazioni coinvolte, con il silenzio da parte di queste ultime che sarà interpretato come un’accettazione implicita.

Il credito d’imposta speciale sarà esteso a tutto il Mezzogiorno e sarà finanziato con un importo complessivo di 4,5 miliardi di euro, ovvero 1,5 miliardi all’anno fino al 2026, con ulteriori conferme in base alla ridefinizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questo credito d’imposta si applicherà anche all’acquisto di immobili strumentali per gli investimenti.

Le percentuali di credito varieranno in base alle dimensioni delle aziende: il 45% per le piccole e micro imprese, il 35% per le medie imprese e il 25% per le grandi imprese. Tuttavia, per beneficiare del credito d’imposta, le aziende dovranno impegnarsi a rimanere nel territorio per almeno sette anni dopo il completamento dell’investimento che ha beneficiato delle agevolazioni.

È importante notare che queste agevolazioni non si applicano a settori specifici come l’industria siderurgica, carbonifera, la costruzione navale, le fibre sintetiche, i trasporti e le relative infrastrutture, la produzione e distribuzione di energia e infrastrutture energetiche, i settori creditizio, finanziario e assicurativo, nonché all’agricoltura, alla pesca e all’acquacoltura, e alle imprese in difficoltà.

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